I punti di forza dell’incontro logopedista- famiglia
In seguito all’esperienza fatta nei diversi anni di lavoro, e, al di là del punto di vista prettamente tecnico necessario perché le terapie di logopedia vadano a buon fine (ovvero, permettano il raggiungimento degli obiettivi previsti), ritengo che i migliori incontri tra la logopedista e la famiglia abbiano come comune denominatore alcune condizioni che sono necessarie affinché tra la famiglia e la logopedista si attui la giusta sinergia per il trattamento terapeutico.
Naturalmente, perché la terapia vada a buon fine, è necessaria una diagnosi medica accurata, una valutazione del linguaggio dettagliata, una relazione del logopedista scritta con termini accessibili ad addetti e non addetti al lavoro che sia inclusiva di obiettivi quantitativi e realistici da raggiungere ed, infine, sono fondamentali le adeguate competenze tecniche perché il logopedista possa espletare una terapia efficace ed efficiente ritagliata individualmente per ogni bambino, bambina, adolescente, adulto.
Eppure, ritengo che gli obiettivi terapeutici prefissati si conseguano più velocemente, con grande serenità, fiducia, condivisione e comunicazione trasparente quando si avverano alcune condizioni che sottendono il percorso terapeutico e che vorrei qui, brevemente, elencare.
I presupposti per un incontro ottimale tra famiglia e logopedista accadono quando:
la logopedista è in grado di capire ed accogliere con sincera empatia il dolore di una famiglia posta di fronte ad una diagnosi inaspettata e spesso sconosciuta e quando la famiglia riesce ad accogliere ed accettare con la maggiore serenità ed obiettività possibile la diagnosi e vede che il proprio figlio è comunque un bambino che, come altri, ha i suoi limiti e le sue potenzialità.
Quando:
la logopedista possiede un’appropriata conoscenza e ha la necessaria sensibilità per informare correttamente e per rispondere alle domande, ai dubbi ed anche ai comprensibili timori della famiglia e quando la famiglia capisce e fa propria l’informazione acquisita e riesce a condividerla apertamente con altri familiari, con la scuola ed altri professionisti che ruotano intorno alla propria figlia.
Quando:
la logopedista riesce a capire e trattare i capricci come comportamenti che possono essere messi in atto sia nei bambini/e con difficoltà del linguaggio sia nei bambini/e senza difficoltà nello sviluppo del linguaggio e quando la famiglia riesce a trattare i capricci del loro bambino/a come un comportamento che non è necessariamente legato alla difficoltà o al disturbo presentato.
Quando:
la logopedista è in grado di includere e modulare a seconda del bambino o bambina con la quale lavora l’insegnamento di diverse “regole sociali” (ovvero di quelle norme necessarie per regolare in modo armonioso comportamenti, azioni e rapporti sociali che passano attraverso la comunicazione ed il linguaggio) e quando la famiglia di una bambina con difficoltà e/o disturbi dello sviluppo accoglie l’importanza di tali strumenti sociali e partecipa attivamente nel loro utilizzo nel contesto familiare indipendentemente dal fatto che la bambina presenti o meno una difficoltà.
Quando:
la logopedista capisce i ritmi frenetici di molte famiglie e adotta la necessaria flessibilità per andare incontro alle loro esigenze in termini di appuntamenti ed orari e quando la famiglia capisce la necessità della costanza terapeutica in termini di frequenza e puntualità all’inizio ed alla fine della seduta.
Colgo questa occasione per ringraziare le tante, innumerevoli e meravigliose famiglie conosciute perché, grazie alla loro preziosa collaborazione, mi hanno permesso di crescere come persona e come terapista.